Il Sacchetto rischia di scoppiare, ma si salva per un voto

Momenti di panico nella seduta di Martedì del Consiglio Regionale del Piemonte, quando l’Assessore all’Agricoltura Claudio Sacchetto si è salvato da una “censura ufficiale” del Consiglio presentata dall’esponente del PD Placido. Ma andiamo con ordine.

La vicenda inizia la settimana scorsa, quando il Vicepresidente del Consiglio Regionale Placido presenta un’interrogazione a Roberto Cota per avere delucidazioni sull’iniziativa del proprio Assessore. Sacchetto infatti ha ritirato la costituzione di parte civile della Regione in un processo contro alcuni allevatori già condannati in primo grado per truffa (il cosiddetto scandalo delle “quote latte” tanto caro alla Lega Nord). La Corte dei Conti aveva stimato un risarcimento possibile alla Regione di circa 200 Milioni di Euro, che però non arriverebbero senza la costituzione di parte civile.

Nella seduta di Martedì è stato il Vicepresidente Ugo Cavallera a rispondere sulla questione a causa dell’assenza del Presidente Cota (che a quanto pare lavora solo durante la festa dell’Unità d’Italia..), ma la risposta non ha convinto l’opposizione tutta che ha presentato una “censura ufficiale” per l’Assessore Sacchetto.

E a questo punto viene il bello. Nononstante nel momento della votazione in aula gli esponenti della maggioranza fossero 30, la censura viene  respinta per un solo voto: 23 a 22. Sei esponenti del PDL (il presidente del consiglio di norma non vota) non hanno seguito le direttive del partito: Roberto Boniperti, Giampiero Leo, Angelo Burzi, Alberto Cortopassi, Lorenzo Leardi e Augusta Montaruli, la quale si è giustificata dando la colpa ad un “inconveniente tecnico”.

Gli esponenti della Lega sono andati su tutte le furie minacciando la crisi della Giunta Cota, tanto che in serata la maggioranza ha approvato un odg in sostegno a Sacchetto, approvato nuovamente con una manciata di voti di vantaggio.

Per aprire gli occhi sulle vicende che interessano il Moscato

Lettera spedita a tutti i produttori di Moscato d’Asti per informarli sulle ultime vicende.

Il decreto legislativo n. 61 del 9.4.2010 all’art. 7 punto 3 lettera a) dice a proposito dei Consorzi di tutela :

Il riconoscimento è attribuito se il consorzio sia rappresentativo di almeno il 35% dei viticoltori e di almeno il 51% della poduzione certificata dei vigneti iscritti allo schedario viticolo della relativa Denominazione di Origine o Ig riferita agli ultimi due anni.

Al punto 4 dello stesso decreto viene chiarito:

Il consorzio riconosciuto per poter applicare la regola “erga omnes” (nei confronti anche dei non associati) deve avere almento il 40% dei viticoltori e di almeno il 66% della produzione certificata di competenza dei vigneti dichiarati a Denominazione di Origine o IG.

In parole povere se il Consorzio dell’Asti ha circa 2200 produttori di uva moscato con il 66% del prodotto può decidere anche per i non associati.

Negli anni passati la ditta Fontanafredda è uscita dal consorzio, nel 2009 sono uscite le ditte Gancia e Martini & Rossi unitamente alla Cantina sociale Vallebelbo di Santo Setfano Belbo , nel 2010 si sono tirate fuori la Cantina sociale di Cossano Belbo, la Produttori Moscato d’Asti Associati e tanti piccoli produttori, tra gli altri i Vignaioli di Santo Stefano Belbo, Paolo Saracco di Castiglione Tinella presidente di Moscatellum, Michele Chiarlo di Calamandrana, La Spinetta di Castagnole Lanze, Giovanni Satragno di Loazzolo, Roberto Sarotto di Neviglie, Dante Rivetti di Neive….

Tutto questo è stato oggetto di discussione nell’assemblea generale del CTM che si è svolta a Santo Stefano Belbo lunedì 17.gennaio.

In tale occasione sono state fatte alcune richieste:

1- Si è chiesto ai fuoriusciti di convocare una conferenza stampa nella quale vengano spiegati i motivi per i quali hanno lasciato il Consorzio.

2- Si è chiesto al Consorzio di convocare delle riunioni nelle quali vengano spiegati i diritti e i doveri degli associati.

3- Si è chiesto all’Assessore all’Agricoltura della Regione Piemonte se non sia opportuno che a presiedere il consorzio debba essere una personalità al di sopra delle parti.

La risposta è immediatamente arrivata.

Lunedì 31 gennaio 2010 alle ore 18 presso il Salone del Centro Sociale di Santo Stefano Belbo, i fuoriusciti dal Consorzio alla presenza dell’Assessore Regionale Claudio Sacchetto spiegheranno le loro ragioni e nel contempo si discuterà delle nuove adesioni al Consorzio firmate dai produttori presso le ditte alle quali conferiscono le uve.

giovanni bosco



Toto-presenze 2010 del Consiglio Regionale

Siamo giunti oramai alla fine del 2010 e come di consueto in questo periodo dell’anno è tempo di bilanci. Anche il Consigio Regionale del Piemonte tira le somme del primo anno legislativo del nuovo Consiglio guidato dalla maggioranza di centrodestra. In particolare, durante una conferenza stampa, sono stati rese note le presenze accumulate da ogni Consigliere e Assessore Regionale. Vediamo quindi chi tra gli eletti nella provincia di Cuneo è il più assiduo frequentatore di Palazzo Lascaris e chi merita la “maglia nera” delle assenze (e magari anche un licenziamento come accadrebbe in qualsiasi altro lavoro).

N.B: le sedute del Consiglio sono state 55.

1 posto (ex-aequo)   Giovanni Negro (UdC) e Federico Gregorio (LN): 52

3 posto (altro ex-aequo) Raffaele Costa (PdL) e Mino Taricco (PD): 50

5 posto Fabrizio Biolè (M5S): 48

6 posto Pietro Francesco Toselli (PdL) e Tullio Ponso (IdV): 46

7 posto Claudio Sacchetto (LN): 42

8 posto William Casoni (PdL): 34

9 posto Alberto Cirio (PdL): 32

Da notare che Casoni, Cirio e Sacchetto sono Assessori Regionali (se questo fosse in qualche modo una scusante).

Complimenti quindi a Negro e Gregorio che vincono la “Poltroncina d’oro” 2010. Menzione speciale a Costa che, nonostante i 74 anni è praticamente onnipresente. “Poltrona nera” invece a Alberto Cirio, assente al 42 % delle sedute Consiliari.