La Presidente Gancia ricorda Luigi Einaudi

Durante la seduta del Consiglio Provinciale del nove Luglio, la Presidente della Provincia Gianna Gancia ha preso la parola per esprimere il proprio ricordo sulla figura di Luigi Einaudi. La Presidente si è così espressa:

“Volevo informare l’assemblea che è impegno dei Consiglieri di maggioranza, mio e della Giunta ed in particolare dell’Assessore delegato Licia VISCUSI, di fare in modo che questo nostro mandato sia fortemente caratterizzato dal ricordo della figura, e lo è visti i temi trattati, di Luigi Einaudi che forse è stata un po’ messa in disparte proprio da noi cuneesi.

Luigi Einaudi

Stiamo facendo in modo di riportare questa figura all’attenzione del grande pubblico partendo da un convegno che stiamo organizzando, speriamo per ottobre-novembre, per creare cultura intorno a questo personaggio.
Vi do’ lettura di quello che Einaudi scrisse, di grande attualità, nel 1947, vi pregherei di ascoltarlo con attenzione perché, ribadisco, è di grande attualità proprio in questi giorni in cui si parla di tagli, di manovre e di proteste.
Einaudi nel 1947 scriveva così: “Se Tizio viene richiesto dall’amico di trarre a favor suo un assegno sul proprio conto corrente in rosso, Tizio agevolmente si difende osservando di non volere, traendo un assegno a vuoto, andare in galera, ma tutto di’ siffatte richieste di trarre assegni a vuoto sono fatte ai Tesorieri dello Stato”.
Grazie, volevo solo comunicarvi questo e ricordarvi l’impulso che cercheremo di dare attorno a questa grande figura che è stata poco studiata in Italia; si tratta di un cuneese doc, vorremmo rendere omaggio al maggiore statista italiano degli ultimi tempi.”

Fa sempre piacere ricordare, come già aveva fatto questo blog in passato, una figura importante della Storia Italiana come quella di Luigi Einaudi, soprattutto in un anno così importante per la nostra provincia.

12 Maggio 1948

12 Maggio 1948. Un Mercoledi, proprio come oggi. Il giorno precedente è stato nominato il nuovo Presidente della Repubblica: al quarto scrutinio (518 voti su 872), dopo che la candidatura di Carlo Sforza non era andata a buon fine, viene eletto Luigi Einaudi.

Einaudi, Piemontese nativo di Carrù e vissuto per buona parte dell’infanzia a Dogliani, diventa così il secondo Presidente della Repubblica Italiana. Oltre a politico, giornalista, scrittore, economista, Einaudi era anche un provetto agricoltore: acquistò la cascina “San Giacomo”, con 40 giornate di vigna, quando era appena ventitreenne e curò personalmente la propria azienda vinicola.

Fu proprio questo giorno di 62 anni fa che il “nostro” Einaudi divenne Presidente e nel suo insediamento tenne questo discorso:

“Signori Senatori, Signori Deputati, il giuramento che ho testè pronunciato, obbligandomi a dedicare gli anni, che la Costituzione assegna al mio ufficio, all’esclusivo servizio della nostra comune Patria, ha una significazione la quale va al di là della scarna solenne sua forma. Dinnanzi a me ho l’esempio luminoso dell’uomo insigne che per il primo ha coperto, con saggezza grande, con devozione piena e con imparzialità scrupolosa, la suprema magistratura della nascente Repubblica Italiana.

Ad Enrico De Nicola va il riconoscente affetto di tutto il popolo italiano, il ricordo devoto di tutti i quali hanno avuto la ventura di assistere ammirati alla costruzione quotidiana di quell’edificio di regole e tradizioni senza le quali nessuna Costituzione è destinata a durare.

Chi gli succede ha usato, innanzi al 2 giugno 1946, ripetutamente del suo diritto di manifestare una opinione, radicata nella tradizione e nei sentimenti dei suoi paesani sulla scelta del regime migliore da dare all’Italia; ma, come aveva promesso a se stesso ed ai suoi elettori, ha dato poi al nuovo regime repubblicano voluto dal popolo qualcosa di più di una mèra adesione. Il trapasso avvenuto il 2 giugno dall’una all’altra forma istituzionale fu non solo meraviglioso per la maniera legale, pacifica del suo avveramento, ma anche perchè fornì al mondo la prova che ormai il nostro Paese era ormai maturo per la democrazia; che se è qualcosa, è discussione, è lotta, anche viva, anche tenace fra opinioni diverse ed opposte; ed è, alla fine, vittoria di una opinione, chiaritasi dominante, sulle altre.

Nelle vostre discussioni, signori del parlamento, è la vita vera, la vita medesima delle istituzioni che noi ci siamo liberamente date; e se v’ha una ragione di rimpianto nel separarmi, per vostra volontà, da voi è questa: di non poter partecipare più ai dibattiti, dai quali soltanto nasce la volontà comune; e di non poter più sentire la gioia, una delle più pure che il cuore umano possa provare, la gioia di essere costretti a poco a poco dalle argomentazioni altrui a confessare a se stessi di avere, in tutto od in parte, torto ed accedere, facendola propria, alla opinione di uomini più saggi di noi.[…]

Or qui si palesa il grande compito affidato a voi, che avete il grande dovere di attuare i principi della Costituzione ed a me, che la legge fondamentale della Repubblica ha fatto tutore della sua osservanza.[…] Vent’anni di governo dittatoriale avevano procacciato alla patria discordia civile, guerra esterna e distruzioni materiali e morali siffatte che ogni speranza di redenzione pareva ad un punto vana. Invece, dopo aver salvata, pur nelle diversità regionali e locali e pur dolorosamente mutilata, la indistruttibile unità nazionale dalle Alpi alla Sicilia, stiamo ora tenacemente ricostruendo le distrutte fortune materiali e per ben due volte abbiamo dato al mondo una prova ammiranda della nostra volontà di ritorno alle libere democratiche competizioni politiche e della nostra capacità a cooperare, uguali tra uguali, nei consessi nei quali si vuole ricostruire quell’Europa donde è venuta al mondo tanta luce di pensiero e di umanità.

Signori Senatori, Signori Deputati, volto lo sguardo verso l’alto, intraprendiamo umilmente il duro cammino lungo il quale la nostra tanto bella e tanto adorata patria è destinata a mete ognor più gloriose di grandezza morale, di libera vita civile, di giustizia sociale e quindi di prosperità materiale. Ancora una volta si elevi in quest’aula il grido di Viva l’Italia!”

fonti: http://www.quirinale.it/qrnw/statico/ex-presidenti/Einaudi/documenti/ein_a_insediamento.htm

http://www.poderieinaudi.com/